Roccasecca dei Volsci, conosciuta anche come luogo di una profonda devozione che si concretizza con la presenza di numerosi luoghi di culto sparsi su tutto il suo territorio. Al centro storico troviamo: la chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, vera galleria d'arte; la chiesa di San Sebastiano con affreschi del santo omonimo, di S. Nicola di Bari e di S. Tommaso d'Aquino. Fuori dal centro abitato vi è la chiesa di Santa Croce con la preziosa reliquia della santa Croce; il tempietto di S. Raffaele (1659) con pregevoli affreschi forse della scuola di Domenico Zampieri detto il Domenichino; la chiesetta, a pianta centrale, di Santa Maria della Pace ubicata ai piedi della collina del paese, con l'affresco della Vergine con Bambino in pessimo stato di conservazione; il monastero di San Salvatore, le cui prime notizie risalgono all'XI secolo.
La Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta in Cielo
La Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta in Cielo, nel cui altare è conservato il corpo di S. Massimo, patrono del paese, si trova al centro della piazza antica di fronte al Palazzo Baronale. La chiesa conserva elementi di arredo romanici e gotici (altare, acquasantiera e mortaio firmato Leonardo Furbes), oltre ad una tavola di Antoniazzo Romano, sculture lignee rinascimentali e tele di scuola del Domenichino
Chiesa di Santa Maria della Pace
Chiesa di Santa Maria della Pace- XVII - Roccasecca dei Volsci (Lt). È una piccolissima chiesa a pianta tonda che si trova nel territorio di Roccasecca dei Volsci quasi a indicare la via che sale al Centro storico, in località Li Casini. È un tempietto perfettamente circolare legato nella sua storia architettonica alle numerose strutture circolari presenti in Italia.
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Il Tempietto di San Raffaele
Il Tempietto di San Raffaele, a Roccasecca dei Volsci, è situato nel punto più alto dell’omonima collina ed è un vero gioiello architettonico del XVII secolo. Eretto nel 1659, durante il suo esilio, dal Cardinale Camillo II Massimo, grande collezionista e mecenate, dell’importante famiglia romana nobiliare dei Massimo, le cui discendenze vantano un’origine leggendaria nell’età classica, colpisce per l’eleganza della struttura neoclassica e per il gusto antiquario del committente. L’interno, accessibile attraverso una scala in mattoni, è ad un’unica sala rettangolare piccola voltata a botte e decorata a cassettoni dipinti. Ospita interessanti affreschi, i cui bozzetti il Cardinale aspirerà poter essere realizzati dal pittore francese Niccolò Poussin. Gli affreschi, di attribuzione incerta rispecchiano, in parte, lo stile architettonico classicheggiante dell’edificio e rappresentano scene dal libro di Tobia dove si parla dell’angelo Raffaele. L’epigrafe latina posta sopra la porta d’ingresso si riferisce al voto formulato da Camillo Massimo, all’Arcangelo Raffaele, protettore dei viaggiatori e guaritore dei mali, durante il viaggio di ritorno via mare, dalla nunziatura di Spagna nel 1653 presso Filippo IV, particolarmente burrascoso e pericoloso, per la salute sua e dei suoi parenti. Il Tempietto di San Raffaele, dopo vari passaggi di proprietà, a partire dagli anni ’40 del Novecento, è passato alla Famiglia Scillia, la quale dagli anni ’50, trovandosi l’edificio in condizioni di massimo abbandono si è interessata a coinvolgere le autorità preposte per la tutela e la conservazione. Nel 1963, così, il restauro e i successivi interventi hanno salvato un patrimonio architettonico di notevole pregio. Attualmente è in corso una ricerca storico artistica finalizzata all’attribuzione degli affreschi.
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Chiesa di Santa Croce
Situata all’esterno del centro storico, in località Colle Santa Croce, sembra di essere di matrice medioevale, anche se presenta manomissioni successive.
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Chiesa di San Sebastiano
La chiesetta di San Sebastiano si trova all'entrata del centro storico, all'inizio del vicolo omonimo. Sebastiano, il santo protettore contro la peste (che seminava dolore e morte), era patrono del paese prima che la famiglia Massimo portasse S. Massimo Martire. La chiesa fu adibita per anni a garage e defraudata del bel portale, la cappella fu sgombrata dal terriccio e ripulita ad opera del volenteroso gruppo parrocchiale, che riportò alla luce affreschi interessanti del XVI secolo ma che versano tutti in un pessimo stato di conservazione a causa dei maltrattamenti subiti. All’interno della Chiesa sul lato destro si scorge un affresco della figura di San Sebastiano legato ad un tronco, segue San Nicola da Bari, vescovo, rappresentato con la mitra in testa e col pastorale in mano, sotto una figura di un bimbo che ricorda il miracolo dei tre fanciulli immersi nel tino. Un altro affresco di rilievo rappresenta San Giovanni Battista, figura che sovrasta altri piccoli personaggi in atto di preghiera. In fondo alla parete si apre una porticina che da' accesso ad una piccola sagrestia. Al centro s'innalza l'unico altare in gesso, anch'esso in cattivo stato di conservazione, con una nicchia ora vuota, ma che un tempo ospitava una bellissima statua di legno di San Sebastiano, a grandezza naturale. Sul lato sinistro un altro affresco raffigura S. Tommaso D'Aquino che morì nel 1274 nella vicina Abbazia di Fossanova. La figura che lo segue, ancora visibile, è un martire, mancante della parte superiore poiché vi è stata aperta una finestra.
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Monastero di San Salvatore di Mileto
l monastero, di cui rimangono solo i ruderi, si trova in montagna, nell’amena piana omonima, sotto le pendici del monte Alto (823 mt). È menzionato per la prima volta in un atto notarile del 9 dicembre 1027 nel quale Leone ed Ildicio, consoli di Priverno ed Amato, figlio di Amato, offrono all’abate Amico beni per la costruzione di un monastero in località Mileto. La costruzione del nuovo monastero fu opera forse dei benedettini, che iniziarono così ad esercitare la propria influenza sul territorio limitrofo, su cui insisteva la chiesa di Maria di Moleta (località Lucerna) e l’eremo di S. Benedetto. San Salvatore, come monastero, ebbe una vita tormentata: in una lettera di papa Onorio III del 20 febbraio 1224 il monastero appare chiaramente in decadenza ma ancora operoso. Lo stesso papa si espresse di non declassarlo in grancia. Esso viene menzionato come grancia del monastero di Fossanova. “Molte Grancie ed Ospizi di il monastero di Fossanova possedeva e precisamente fra tante quel luogo sopra Roccasecca detto S. Salvatore, adorno di bellissime e pregevolissime pitture, che era Chiesa e Grancia di Fossanova” (G. Paccasassi, in “Monografia del monumento nazionale di Fossanova presso Piperno”, Fermo 1882) Importante, per la storia del monastero, la pergamena del 1175, depositata presso l’ Archivio Segreto Vaticano. L’area ricade nel “Parco dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi”, istituito nel 2009 dalla Regione Lazio.
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